Scout e autismo: quando la Vacanza di Branco è un traguardo incredibile

Da quando abbiamo avuto la diagnosi di Marco, ormai 7 anni fa, la nostra strada è stata sempre in salita. Fare ciò che la maggior parte delle famiglie fa senza pensarci è sempre stato molto impegnativo per noi, anche perché di botto ci siamo trovati un bambino con diagnosi di autismo da gestire in modo totalmente diverso da come avevamo fatto finora e un neonato. Se mi guardo  indietro ancora mi chiedo come abbiamo fatto!

Abbiamo iniziato subito a portarlo a fare terapie cognitivo comportamentali, a studiare, a fare incontri con le terapiste per sapere cosa fare (e cosa non fare) con lui. Negli anni ci siamo scontrati con l’ottusità delle persone, con la faciloneria, con i commenti sempre pronti come anche i giudizi. E dei consigli non richiesti ne vogliamo parlare?

Ho passato ore a spiegare a chi aveva a che fare con Marco come comportarsi, com’è fatto lui, come “funziona”. Ma sapete com’è faticoso e umiliante a volte spiegare tuo figlio? Sviscerare tutti i lati di una persona, anche quelli più nascosti. Raccontare i comportamenti, cercare di prevedere l’imprevedibile. Fare previsioni che poi puntualmente non si avverano mai. È faticoso, doloroso, stancante.

Noi prepariamo discorsi per giorni, settimane, mentre gli altri genitori con un bacio in fronte risolvono tutto.

Ma tutto questo non ci ha mai impedito di voler far fare a Marco tutte le esperienze possibili e immaginabili. Certo, ci vuole tanto coraggio a lasciar andare i figli in ogni caso. Forse lasciar andare un figlio autistico potrebbe sembrare da incoscienti. Eppure lo abbiamo sempre fatto.

Quest’anno Marco è andato alla vacanza di branco con gli scout: una settimana in montagna senza mai una telefonata. E che sarà mai? Dopo un anno e mezzo h24 insieme a me sembra che mi abbiano strappato una parte di me. Vivo con lo stomaco chiuso, cercando di mantenere una sorta di tranquillità apparente mentre dentro ho  l’inferno.

Lo so che tutti i genitori provano quello che sento  io. Ma la maggior parte non ha un figlio autistico. Che ha raggiunto un traguardo inimmaginabile qualche anno fa. Che non parlava molto, urlava, scappava, si faceva male. Che non parlava con i coetanei. Che non ascoltava nessuno. Che non sapeva nemmeno infilarsi i calzini o allacciarsi le scarpe. Eppure è partito.

Abbiamo dato tutta la fiducia di questo mondo ai capi scout, lo conoscono da due anni e hanno da subito stabilito un bel rapporto con lui. Hanno imparato a conoscere i suoi tempi e sanno quando concedergli i suoi spazi. Abbiamo scommesso tutti e chissà chi la vincerà.

Sabato lo abbiamo lasciato in una strada sterrata in mezzo al bosco, con tutto il branco e i capi. Marco era felice ed elettrizzato, come tutti. Io ero impietrita. Ci siamo stretti salutandoci in un lungo abbraccio dove ho sentito la sua gioia ma anche un po’ di paura per una situazione nuova per lui. Lo abbiamo salutato col sorriso, e tanto orgoglio e un pizzico (bello grosso) di paura.

Ci vuole coraggio a fare certe scelte, e si possono fare solo quando si incontrano persone coraggiose che vogliono scommettere con te, che vogliono dare un’opportunità ad un bambino, che hanno un cuore grande. Noi ne abbiamo conosciute tante di persone così: nella scuola, nello sport, negli scout. Siamo fortunati, ma siamo anche tenaci perché le opportunità e le occasioni le abbiamo sempre cercate, non fermandoci al primo ostacolo ma andando avanti per la nostra strada.

È una grande opportunità per una magnifica esperienza… speriamo solo la prima di tante!

 

 

Foto di copertina by Pixabay

Informazioni su unafamigliablu

Donna, moglie e mamma piena di (non sempre) brillanti idee che propongo con entusiasmo a tutta la famiglia. Testarda, caparbia e inguaribile ottimista, credo davvero che ci sia sempre un lato positivo in tutto quello che ci succede e cerco sempre di trasformare le difficoltà in opportunità di crescita.
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