Sport e autismo, come scegliere quello giusto?

Che lo sport sia una sorta di linguaggio universale ormai credo che l’abbiano capito anche i sassi. Che la disabilità non sia più un impedimento per praticarlo finalmente è una realtà assodata. Che sport e autismo sia un binomio da incentivare è quello che vi voglio raccontare in questo articolo.

Siamo una famiglia abbastanza sportiva. Da giovane l’ho sempre praticato, anche a livello agonistico, e non me la cavavo proprio male. Ora sono una professionista dello sport guardato dal divano. Possibilmente sgranocchiando delle patatine. Questo mio cambio di disciplina si è notato anche sul punto vita, ma questo non è l’argomento che voglio trattare ora. Anzi, non lo voglio trattare mai.

Andrea gioca a football americano da 7 anni, dopo aver praticato per tanti anni basket. Credo che questo sport e questa squadra (i Sentinels) nel nostro momento più buio e doloroso come famiglia, ci abbiano in qualche modo aiutato a rimanere insieme dandogli quel supporto fondamentale e quello sfogo sano di cui aveva bisogno.

Lo sport ci appassiona in generale, e speriamo che Marco e Alessio trovino quello che fa per loro.

Marco e lo sport

Quando Marco aveva circa 2 anni ci siamo accorti che non giocava col triciclo o con la bici come tutti gli altri bambini. Lui si distendeva a terra e girava i pedali con la mano, restando incantato davanti al roteare della ruota. Poteva stare lì per ore incurante di ciò che gli stava succedendo intorno, sembrava che studiasse l’intero movimento. Poi ha iniziato a salire e cercare di pedalare, ma non capiva il movimento da fare, non riusciva a coordinarsi. E poi faceva fatica, e si stancava subito. Ci hanno detto che probabilmente non sarebbe mai andato in bicicletta.

Poi, quando ero in ospedale per la nascita di Alessio mi è arrivato uno dei più bei video che abbia mai visto: Marco che pedalava felice in giardino!  Aveva imparato per caso, con la bici era finito su un piccolo scalino e la ruota dietro girava a vuoto, così era riuscito ad imparare il movimento. Adesso non lo ferma più nessuno. A 5 anni ha imparato senza difficoltà ad andare senza rotelle… una soddisfazione incredibile!

Un altro sport che Marco ama molto praticare è il basket. Avevamo trovato un progetto speciale di avvicinamento a questo sport; un maestro di basket davvero unico accoglieva tanti bambini con diverse disabilità e li faceva giocare tutti insieme. Marco adorava andarci, peccato che il progetto non sia partito quest’anno. Dopo molte insistenze lo scorso anno l’abbiamo mandato a basket in una squadra come tutte le altre ma con due maestri che sono stati bravissimi a lavorare con lui. Leggi il nostro racconto qui.

Quest’anno gli abbiamo fatto fare nuoto. Secondo noi è fondamentale saper nuotare, e lui lo fa molto più che volentieri. Ha incontrato anche qua un maestro speciale, un ragazzo giovane e con una sensibilità rara (e santo) che gli ha fatto davvero amare l’acqua.

Gli abbiamo anche fatto provare lo sci a Sappada, in Friuli, ed è stata un’esperienza davvero fantastica. Abbiamo trovato un scuola sci preparata, un maestro davvero in gamba ed il risultato è stato che Marco era felicissimo e che ci chiede sempre di tornare.

 

> leggi la nostra esperienza con lo sci qui 

 

sport e autismo

Come scegliere lo sport giusto per un bambino autistico

Non è semplice scegliere che sport far praticare ai nostri figli. E poi diciamocela tutta: noi possiamo anche impegnarci a scegliere lo sport ideale e super consigliato, ma poi sono loro che di fatto scelgono. Perché non c’è modo di far fare a Marco qualcosa che non gli piaccia, perciò abbiamo dovuto rinunciare a malincuore al judo, disciplina ideale per bambini nello spettro autistico.

Tra l’altro, se non lo sapete, è possibile far affiancare i bambini da un educatore per aiutarlo nell’integrazione. Chiedete all’assistente sociale che vi segue, saprà di certo indirizzarvi al progetto giusto per voi!

Ora le nostre preoccupazioni riguardano l’accettazione. Riuscirà Marco a trovare una squadra, una realtà, delle persone pronte ad accettarlo e guardare oltre la sua diagnosi? Lui in mezzo agli altri è felice. Quando palleggia è felice. Quando nuota poi, che ve lo dico a fare? Troveremo il modo di non spegnergli quel meraviglioso sorriso? E’ la nostra paura più grande. Perché là fuori è una giungla dove vali solo se porti a casa il risultato, altrimenti non sei niente.  Bisogna che gli allenatori siano pronti ad accettare e soprattutto che siano preparati a lavorare con questi bambini e ragazzi perchè parte da loro il successo o il fallimento dell’integrazione. Ma vale la pena provare perché sono convinta che troverà il posto giusto dove stare e dove contagiare tutti col suo entusiasmo e la sua gioia!

Vi terremo aggiornati… intanto voi ci raccontate cosa avete scelto per i vostri figli? O cosa hanno scelto loro? Conoscete progetti validi di integrazione?

 

immagine in evidenza by pixabay

 

Informazioni su unafamigliablu

Donna, moglie e mamma piena di (non sempre) brillanti idee che propongo con entusiasmo a tutta la famiglia. Testarda, caparbia e inguaribile ottimista, credo davvero che ci sia sempre un lato positivo in tutto quello che ci succede e cerco sempre di trasformare le difficoltà in opportunità di crescita.
Aggiungi ai preferiti : Permalink.

4 commenti

  1. Nicola, di cinque anni e mezzo, quest’anno continuerà col nuoto, che pratica praticamente dalla nascita: ormai sta a galla da solo. Abbiamo poi pensato al basket, che stiamo provando con soddisfazione. Certo, anche per lui non è semplice seguire uno sport soprattutto di squadra: si distrae e tende a fare un po’ di testa sua… Fortunatamente in giro ci sono istruttori in gamba, che sanno coinvolgere anche questi bambini con bisogni speciali! Intanto quest’estate abbiamo tolto le rotelline della bici con grande gioia. Non era scontato: fino ai tre anni Nico non riusciva proprio a muovere i pedali!

    • Giorgia nelle tue parole rivedo la nostra esperienza… l’importante è che si divertano e che trovino istruttori capaci di lavorare con loro. Marco è super felice di fare sport e gli fa un gran bene!!

  2. fabio la malfa

    ciao, bellissimo questo articolo emozionante. posso chiederti perchè avete dovuto rinunciare al judo? ciao fabio

    • Ciao Fabio, grazie mille. Abbiamo rinunciato perchè in una palestra non ha avuto un’esperienza positiva quando è andato a provare, e quando l’abbiamo portato da un’altra parte ormai si era irrigidito. Non ha voluto nemmeno mettere un piede sul tatami. In compenso suo fratello, Alessio, fa aikido!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *